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Giornalismo di qualità, culla dell’unica possibile Europa

‘Giornalismo di qualità, culla dell’unica possibile Europa’: l’intervento del presidente di ClubMediaItalie

european flag

Mentre ci si prepara a festeggiare i 60 anni dei Trattati di Roma noi dell’associazione giornalistica ClubMediaItalie, assertori di un’Europa che generi nuova informazione onesta, autorevole, efficace, sappiamo che se veramente il giornalismo vuole essere attore del futuro il nostro ruolo sarà capitale.

Esiste l’Europa della finanza, quella dei mercati, l’Europa della politica e della cultura ma l’Europa del giornalismo non si vede. Perché se l’Europa del giornalismo esistesse le redazioni del Corriere della Sera, di Le Monde, del Times o della Welt, l’insieme delle maggiori testate nazionali di ogni paese europeo – che voglia essere degno del suo nome – si esprimerebbero già efficacemente in diverse lingue,  saprebbero fare giornalismo in tante lingue e disporrebbero di siti multimediali che per ora non hanno e nemmeno progettano.

Non ci sarebbero antiquate gerarchie linguistiche polarizzate dall’inglese e probabilmente assisteremmo anche ad una accelerazione del dibattito europeo,  della coesione europea. Non ci sarebbero, almeno nel vecchio continente, obsolete concezioni editoriali dell’estero da affrontare magari col gusto dell’esotismo perché non ci si può più sentire all’estero andando a Londra, a Parigi, Madrid o Berlino se si crede nell’Europa e soprattutto ci sarebbero meno giornalisti disoccupati in tutto il continente.

E invece nell’era della comunicazione totale l’Europa dell’informazione non esiste perché  la finanza preferisce tenere sotto scacco la nostra categoria, o meglio, la penalizza visto che il suo mercato non è più florido come un tempo. Siamo anche nell’era del post corrispondente precario, instabile, mal pagato, vulnerabile, ricattabile, insomma lo schiavo perfetto e nelle redazioni i giornalisti si avviano alla stessa sorte in attesa di essere rimpiazzati dai robot.

Per ClubMediaItalie invece l’Europa ha bisogno di parole vere, di contenuti, di significati, di un’informazione ricca che parli tutte le lingue e lo faccia in tutti i paesi (non solo della moltiplicazione dei contenuti web o degli isterismi social da esibire come presunti scoop) ed è questa l’unica vera possibile promozione del continente, l’unica possibile strategia del futuro. Una prospettiva  in linea con quelli che si chiamano i  valori globali universali.

Del resto è evidente che operare solo all’interno delle frontiere di un singolo paese in termini di comunicazione giornalistica oggi è totalmente insufficiente per non dire fallimentare.

Noi di ClubMediaItalie abbiamo lavorato su una ex frontiera che inanella Belgio, Lussemburgo, Francia, Italia, Svizzera, Principato di Monaco, la cerniera  diagonale fra il nord e il sud dell’Europa.

L’Italia, fra i primi paesi al mondo ad aver capito l’importanza di sostenere associazioni giornalistiche di colleghi esteri, è in grado di proiettare oltre la post modernità questa tradizione a partire dal doppio binario della comunicazione per gli italiani all’estero e della necessaria attenzione all’informazione sui grandi media internazionali.

ClubMediaItalie è il simbolo di un’Italia mondiale che dovrebbe nascere e che risale alla vasta diffusione di tante comunità di italiani nel mondo, spesso dimenticati e umiliati, italiani che non vivono più di  nostalgia. Noi oggi siamo periferici rispetto all’Italia ma fra qualche decennio potrebbero rimanere periferici gli italiani rimasti in patria se l’Italia continua a girare su se stessa.

Mentre le delegazioni diplomatiche italiane giunte al seguito della vecchia emigrazione smobilitano, l’Europa del terzo millennio schiude nuove forme aggregative come la nostra che punta alla tutela dei giornalisti immaginati come i primi veri ambasciatori, gli esseri delle lontananze destinati a varcare e ad annullare i confini.

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