Vai al contenuto
Accueil / Articles / In ricordo del nostro grande amico e impareggiabile corrispondente della stampa svedese a Roma Peter Loewe

In ricordo del nostro grande amico e impareggiabile corrispondente della stampa svedese a Roma Peter Loewe

Ingrid Thulin ( photo de KW Gullers, Nordiska Museet)

In ricordo del nostro grande amico e impareggiabile corrispondente della stampa svedese a Roma Peter Loewe, prematuramente scomparso nel novembre del 2025, pubblichiamo una intervista in tandem che oltre ad essere uscita a Stoccolma venne proposta e pubblicata nelle testate del Gruppo Monti in Italia. Il ricordo di Peter non è un vezzo personale. In un professionista come lui celebriamo il valore del vero giornalismo, perfettamente refrattario a qualunque compromesso e guidato solo dalla realtà dei fatti.

SEDUTA SUI COPIONI (titolo de Il Piccolo) intervista ad Ingrid Thulin di Peter Loewe e Paolo A. Valenti apparsa sui seguenti quotidiani: Dagens Nyheter, La Nazione, Il Piccolo, Il Resto del Carlino nell’estate del 1992.

ROMA – “E’ sposata con la macchina da presa”, aveva scritto il regista Ingmar Bergman citando nel suo libro ‘Ricordi e immagini’ una collega invidiosa. Ma Ingrid Thulin, la più romana delle attrici svedesi, conferma tutto senza paura. Ha lavorato per decenni fra la Svezia, la Francia e Hollywood avendo nel cuore solo una meta: Roma e l’Italia. Così oggi per lei la sua grande villa adagiata sulla collina laziale di Sacrofano è più lontana da Beverly Hills che il lunare Mare della Serenità. Ma questo Ingrid non lo dice nella sua autobiografia (che si ostina a non definire tale) destinata a ottobre, in prima battuta, al pubblico svedese per i tipi della casa editrice Nordstedts di Stoccolma. Il titolo tradotto letteralmente, suona così: “Una che ho conosciuto”. Al suo interno si rintraccia il flusso instabile di una lunga carriera da attrice, con un vero e proprio impianto cronologico solo per l’infanzia la prima giovinezza. “In quelle età – spiega Thulin – si è un po’ in balia della gente che il caso ti porta innanzi e che tu non puoi scegliere”. Il resto è tanto intermittente quanto la vita di ognuno o l’incontro che un giornalista può vivere con lei fra gli uliveti e i frutteti che l’attrice cura personalmente da vent’anni a Sacrofano. “Roma a un certo punto mi è diventata molto stretta – racconta mentre Mondo, uno splendido cane maremmano, continua instancabilmente a farle le feste – un caos un traffico bestiale, dietro piazza Navona dove abitavo, al quinto piano di una vecchia casa”. Adesso, tutt’attorno c’è solo la campagna. Qui Thulin vive con lo stesso spirito buono da contadina che le hanno insegnato i suoi genitori un tempo stanziati nel Landnord, quell’immenso territorio del nord della Svezia in cui ha trascorso buona parte dell’infanzia.

“Sì – continua l’attrice – questa villa in cui abito ha qualcosa della casa di mia nonna a Soleftea”. Nonna Erika aveva tre negozi in paese. Ingrid ogni tanto andava ad aiutarla. Molti vicini la riconoscevano. “Ecco la piccola Thulin -dicevano – Io non sopportavo che tutti sapessero di me e allora inventavo ogni sorta di travestimento. Dietro due improbabili baffi tiravo fuori una voce gutturale e dicevo: “Non sono la piccola Thulin, vi sbagliate!”

Interprete di razza con alle spalle una filmografia vastissima in cui si contano ben dieci titoli firmati da Bergman (a partire dal mitico ‘Il posto delle fragole’ del 1957, per finire col lungometraggio tv ‘Dopo la prova’ del 1983), la Thulin ricorda con piacere gli anni di studio alla Reale Scuola del Dramaten di Stoccolma: “Al terzo anno il regista teatrale Olof Moclander mi chiese se ne sapevo qualcosa di prostituzione e se me la sentivo di interpretare il ruolo di una prostituta. Ero appena stata allo zoo dove mi aveva colpito la maestà e la fierezza di una leonessa. Allora girai attorno al regista mettendo bene in mostra tette e culo, come per fargli intendere (cosa non vera) che un po’ conoscevo l’ambiente delle lucciole. Lui ridacchiò soddisfatto esclamando: “Vai benissimo…si vede che te ne intendi!” Il fratello di Moclander, che invece era un regista cinematografico, mi chiamò per una parte e mi domandò se volevo fare l’attrice di teatro o la puttana del cinema. Entrambe le cose risposi. E devo dire che sono riuscita a farlo sbiancare”.

La prima sconosciuta apparizione cinematografica della Thulin risale al 1948 nel film promozionale per il Partito Comunista svedese intitolato: “Sentiti come a casa tua”. “Non ho mai fatto politica -dichiara l’attrice – anzi devo dire che in quella occasione mi capitò un episodio sgradevole. Fui invitata a cena da un giornalista dell’organo ufficiale del Partito Comunista ma alla fine fui costretta a pagare io. Non solo ma quando il cameriere ci portò il resto il giornalista se lo intascò dicendo che se volevo essere comunista bisognava dividere tutto”. Ingrid Thulin non accetta di essere chiamata comunista ed è convinta che ogni donna possa raggiungere quello che veramente vuole. Inoltre sembra una persona veramente libera dalla smania di guadagnare denaro. Lo dimostra anche il suo veloce attraversamento di Hollywood e Parigi. Nella capitale francese abitava a rue Bonaparte, dove sfilava tutta l’intellettualità parigina. “Conobbi Sartre, Simone de Beauvoir, Colette e sua figlia. Era gente interessantissima – ricorda – eppure quando li incontravo non sapevo mai bene di cosa parlare”.

Poi fu la volta dell’America. “A Parigi amavo stare al caffè, guardare la gente che passava. Questo a Hollywood non era possibile. I ristoranti erano bui come le catacombe e quando uscivo all’aperto mi sentivo accecata dal sole ma la regola fondamentale per la sopravvivenza era quella di frequentare assiduamente i cocktail-party. In queste occasioni, che erano la norma, bisognava avere tre mani: una per salutare costantemente, l’altra per mangiare, la terza per tenere il tuo drink. Uno sport che non ho mai imparato abbastanza, senza aggiungere che dovevi fare una montagna di pubbliche relazioni e quindi uscire con questo e con quello”.

Così alla fine i ricordi e il presente dell’Italia diventano una tappa fondamentale e la più gradevole della sua vita: il lavoro con Luchino Visconti ne “La caduta degli dei” o il più recete “L’Agnese va a morire” di Giuliano Montaldo, fino all’Orso d’Oro a Berlino del 1991 per il ruolo di Adelina nella “Casa del sorriso” di Ferreri.

“Visconti mi prendeva in giro per il mio rapporto maniacale con il copione. Non mi è mai bastato imparare la parte. Sento sempre il bisogno di un contatto fisico con la scrittura. Così la sceneggiatura viene sempre con me, mi ci siedo sopra al ristorante, oppure me la stringo addosso”. Così tutta Cinecittà rideva della strana simbiosi fra la Thulin e il suo copione. Intanto la sua carriera, nonostante il libro autobiografico, non può certo considerarsi conclusa. Recentemente è stata corteggiata anche da Strehler per un lavoro teatrale ma ormai si concede solo con parsimonia anche ai registi famosi. Del resto il mito della sua bellezza nordica vive in una armonia profonda con il passare del tempo, alla faccia di tutte quelle dive ormai anziane che con una infinità di plastiche rincorrono penosamente la giovinezza e la finzione.

Peter Loewe e Paolo Alberto Valenti

 

Peter Loewe
Peter Loewe
PREMIO ITALIA RADICI NEL MONDO - Toto Holding 2025/2026– II edizione
John Fante Festival “Il dio di mio padre” e il Piccolo Festival delle Spartenze. Migrazioni e Cultura...
Basel Adra sa che tornato a Masafer Yatta troverà la situazione che ha lasciato
Il regista e attivista palestinese, Oscar per il film “No other land”, è stato in Italia. Un’occasione...
GAZA : UN MASSACRO FINALIZZATO
Centosettanta giornalisti palestinesi uccisi da Israele e dal suo esercito dal 7 ottobre 2023. Il governo...
Era notte a l’Avana
Viaggio a l’Avana dove il tempo si è fermato fra i rottami di una guerra fredda insostenibile e nell’indifferenza...
FERMIAMO I CRIMINALI IN DIVISA, CLUBMEDIAITALIE E' SOLIDALE CON I PALESTINESI E CON GLI OSTAGGI
Noi giornalisti e giornaliste di CLUBMEDIAITALIE  in linea con le iniziative del sindacato unitario FNSI...
Il congiuntivo spiegato agli italianie all’Accademia della Crusca
Dovrebbe bastare una formula: & ≠ ? ma con le teste dure che ci sono in giro, servono chiacchiere belle...
Il giornalismo nella "morsa" della SEO: ecco perché ora i topic valgono più della notizia
Nelle redazioni di certi media oggi occorre avere coraggio per sostenere che il linguaggio SEO (Search...